Il Natale è Pace

 
IL NATALE E’ … PACE Il 25 dicembre è una festa universale, un mito, un archetipo. Era la festa di Mitra il dio persiano,  la  nascita di Tammuz dio mesopotamico, di Krishna, di Dionisio, di Adone, di Horus dio egiziano, di tutti i Salvatori. Vi sono anche alcune divinità Maya e Azteche che nascono il 25 dicembre, divinità che muoiono e risorgono. Il Cristos si manifesta in quel giorno. Le origini di questi antichi culti vanno ricercate in ciò che è ...

 

IL NATALE E’ … PACE

Il 25 dicembre è una festa universale, un mito, un archetipo. Era la festa di Mitra il dio persiano,  la  nascita di Tammuz dio mesopotamico, di Krishna, di Dionisio, di Adone, di Horus dio egiziano, di tutti i Salvatori. Vi sono anche alcune divinità Maya e Azteche che nascono il 25 dicembre, divinità che muoiono e risorgono.

Il Cristos si manifesta in quel giorno.

Le origini di questi antichi culti vanno ricercate in ciò che è origine di vita sulla terra e che da sempre è stato oggetto di culto e di venerazione: il sole. il giorno di nascita del sole invitto, Il 25 dicembre, era festeggiato anche dai romani. In quel giorno i  sacerdoti dovevano aiutare il sole ad alzarsi, a sconfiggere le tenebre ed uscire dalla terra, a rinascere. La parola Natale viene dal latino natalis, nascere, e il 25 dicembre era il giorno del dies natalis solis invicti (giorno della nascita del sole invincibile). I celebranti si ritiravano in appositi santuari da dove uscivano a mezzanotte e annunciavano che la vergine aveva partorito il sole.

E’ importante festeggiare il 25 dicembre sapendo che rappresenta un “passaggio” iniziatico.

Il 21 dicembre il sole nel solstizio d’inverno giunge nella sua fase più debole in quanto a luce e calore, sembra precipitare nell’oscurità, ma poi ritorna vitale e “invincibile” sulle stesse tenebre. E proprio il 25 dicembre sembra rinascere,  ha cioè un nuovo “Natale”.

Anche noi quando accettiamo nella nostra vita i momenti di massima tenebra possiamo alla fine del tunnel rivedere la luce fino a che scappiamo non abbiamo alcuna possibilità di accedere alla coscienza della rinascita. Qualsiasi percorso iniziatico ha come punto centrale il buio, la morte, le tenebre, ma un passo più in là inizia la resurrezione. Gesù ha messo l’illuminazione alla portata di ogni essere umano.

In tutte queste tradizioni c’è una vergine, ma non vergine nel fisico bensì nel cuore. Tutti questi Dei nascono da un’anima vergine simboleggiando la rinascita interiore che può avvenire solo se il cuore è puro, se il cuore è vergine, cioè libero dalle emozioni, dalle passioni. Quando ci si è liberati dal pathos dell’innamoramento, il cuore si può aprire al sentimento, all’amore vero e allora viene partorito il sole, il bambino divino, il nostro Gesù interiore.

Maria si chiama Miriam, è la sposa di Giuseppe, è un archetipo, è “la porta del cielo”. Questo vuol dire che il principio femminile ha un ruolo fondamentale perché Maria è la mediatrice. Il maschile può accedere al divino solo se è amato da un femminile.

Giuseppe è padre  putativo, alleva il figlio di Dio, non è suo figlio, ma un’anima che in questa vita ha accettato di custodire. Il maschile è il custode ed  il protettore e il suo attributo più potente è la generosità.

Tutti i personaggi del Natale sono in cammino: Maria e Giuseppe, i Magi, i pastori.  La prima condizione del Natale è essere in cammino verso Gerusalemme cioè andare verso la città di Dio. Dio rappresenta il Sé.

Per poter partecipare al Natale bisogna dunque essere in cammino.

Essere in cammino vuol dire domandarsi qual è il senso della vita attraverso tre domande fondamentali : chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo. Vuol dire vivere consapevolmente, vivere al cospetto delle domande esistenziali.  Ogni mattina quando ci svegliamo dobbiamo chiederci qual è il senso di questo risveglio e ogni notte (questo è raccomandato da tutti i Maestri) fare l’esame di coscienza, che non è quello che ci ha insegnato il prete ma significa chiedersi qual è stato il senso di quella giornata.  Vivere in cammino è scoprire quel senso, perché il senso non può essere dato da un prete, da un Papa, da un maestro , il senso è personale e ognuno di noi deve scoprire il suo.

Essere in cammino vuol anche dire liberarsi da tutte le dipendenze, da tutte le compulsioni,  cercare uno stile unico e personale. Non fare niente di quello che ci hanno detto i genitori e niente del contrario ma scoprire qual è la nostra via.

Da un punto di vista interpersonale e da un punto di vista spirituale la nascita avviene ogni volta in cui diamo un’altra chance alla nostra vita ma un’altra chance vuol dire una possibilità diversa. Nella coazione noi facciamo sempre le stesse cose,  reiteriamo sempre gli stessi comportamenti e continuiamo sempre a ripetere le stesse lezioni perché la vita ci dice “svegliati”! Dare un’altra chance alla nostra vita è provare un’altra strada per ritrovare la nostra strada; ogni volta che soffriamo vuol dire che stiamo percorrendo la strada di qualcun altro, di nostra madre, di nostro padre, di nostra nonna,  di nostro nonno, dei nostri fratelli ma non è la nostra perché sulla nostra strada non c’è sofferenza.

A Natale il 25 dicembre nasce una nuova possibilità per la vita, nasce un nuovo essere.  Il bambino che nasce è il Sé personale, il fanciullo divino. L’ego sta lasciando il posto al Sé, si è fatto culla e mangiatoia in cui può rifulgere la luce del Sé personale, dell’anima.  Questo significa che smettiamo di vivere secondo le leggi dell’ego che sono le leggi della paura e della sopraffazione e iniziamo a vivere secondo le leggi del Sé che sono le leggi dell’amore. In questo senso il Natale è un cambiamento di prospettiva.

La grotta è nella terra,  un posto naturale fatto da madre natura, è puro, vuol dire sgombro dalle emozioni. Le emozioni sono come le onde nel mare ma per capire il senso del mare bisogna andare nelle sue profondità dove il mare è immobile e silenzioso, lì ci sono i sentimenti. L’amore è un sussurro mentre  l’ego grida.

Dio parla con le parole della poesia, sussurra, per cui l’amore è nella caverna del cuore, in quello spazio naturale e libero da tutte le emozioni.  Lì si può manifestare il bambino d’oro o sé personale e lo fa di notte, la notte oscura dell’anima, un momento importantissimo nella coscienza perché quando arriva smetti di scappare , smetti di agire, ti fermi e vivi i tuoi sentimenti, vivi le tue perdita , vivi le tue ferite. Smetti di dare la colpa gli altri, di arrabbiarti con la vita, con i tuoi genitori o con Dio, stai lì e vivi che la tua infanzia non c’è più, vivi che i tuoi sogni adolescenziali non si sono realizzati , vivi che quella donna, quell’uomo ti ha lasciato. Vivi tutto questo e dici… va bene, c’è un senso, qual è il senso? Solo quando scopriamo il senso di quella esperienza si può aprire per noi una nuova via. Questo è il Natale, ma prima bisogna accettare di restare nel buio della notte.

Victor Frankl il padre della logoterapia la chiamava ” l’experimentus crucis” perché la croce ha un senso, è il momento in cui accettiamo che tutte le nostre pretese e tutte le nostre aspettative sono fallite ma nonostante tutto non perdiamo la la fedeltà alla vita e la capacità di amare.

Martin Buber lo ha ripreso: solo chi assume il proprio destino come una scelta è un uomo libero. Questa è l’unica libertà.

L’ego è un bambino onnipotente, crede che la vita debba andare come vuole lui ma come dice San Giovanni  “il discepolo non è maggiore del suo maestro e l’ego non può essere maggiore del Sé”. Chi decide la vita è la saggezza del Sé non la follia dell’ego, per cui quando accediamo alla notte oscura dell’anima dobbiamo rinunciare ai suoi deliri di onnipotenza.

Il bambino divino quando nasce, nasce con la consapevolezza dell’unità di tutto e di tutti.  La consapevolezza di essere un ‘anima incarnata. Gesù è entrato a Gerusalemme sopra un asino, lo spirito che viene portato dal corpo.

La consapevolezza è possibile solo nella semplicità del cuore che è la capacità di guardare le cose senza giudicarle. Quando siamo fuori dai giudizi cioè quando non crediamo di essere né migliori né peggiori degli altri ma sappiamo che siamo uguali a tutti gli altri allora possiamo cogliere il Natale. Quando sappiamo di essere fratelli di tutti siamo nel Natale.

La stella rappresenta i valori.

Nella via della consapevolezza attraversando il buio possiamo orientarci solo guardando il cielo; si parla di costellazioni di valori. I valori sono ciò che vale per me, ciò in cui credo; ogni anima si incarna con una costellazione personale di valori per questo non può vivere secondo quelli di suo padre, di sua madre, della sua religione ma deve scoprire i suoi.

Quando siamo di notte, senza bussola,  in mezzo ad un mare in tempesta cerchiamo la stella polare e la seguiamo. Nella nostra vita ci saranno tempeste e scogli da superare ma se abbiamo una direzione saremo in grado di poter affrontare qualsiasi bufera. Quando ci perdiamo e soffriamo vuol dire che stiamo andando contro i nostri valori mentre se stiamo bene vuol dire che stiamo seguendo la nostra stella, la stella cometa che ci porta nella direzione del Sé.

Da sempre l’umanità ha cercato la pace. Facciamo la guerra però ogni uomo vuole pace. Per cui il Natale è cercare la pace dentro di noi tra i nostri diversi aspetti e fuori tra gli altri diversi da me. La formula “ama il prossimo tuo come te stesso” si può tradurre con “ama te stesso con tutte le tue forze e vedrai che amerai il resto del mondo”.

Questo è il senso del Natale ed è per questo che è la festa di tutto il mondo, perché è un archetipo. È la pace.

La storia di quel bambino è dunque la storia di ciascuno di noi.

Auguri e buon cammino

Loris e Mary

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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