EQUIVOCARE, OVVERO CHIAMARE IL CAVALLO

L`arte dell`equivocare è antica assai. Stando all’ etimologia del termine c`è chi la fa risalire all`epoca medioevale- su questa ipotesi si allinea grosso modo l`intiera scuola filologica di Nantes nonché la corrente idealistica dei post hegelliani di Boston- e chi invece agli albori del rinascimento catalano- scuola di Siviglia in primis ed a seguire gli integralisti ossimorici di Cordova. Con qualche riluttanza oggidì alle prime due correnti si affiancano anche i revisioni...

L`arte dell`equivocare è antica assai.

Stando all’ etimologia del termine c`è chi la fa risalire all`epoca medioevale- su questa ipotesi si allinea grosso modo l`intiera scuola filologica di Nantes nonché la corrente idealistica dei post hegelliani di Boston- e chi invece agli albori del rinascimento catalano- scuola di Siviglia in primis ed a seguire gli integralisti ossimorici di Cordova. Con qualche riluttanza oggidì alle prime due correnti si affiancano anche i revisionisti lessicali andalusi ed i grammatici iperborei di Segovia.

Comunque sia il termine affonda le proprie radici nel latino colto di Ovidio, Satornile e Tanziano l`Erudito, e sta originariamente a significare “il cavallo-equus, da cui poi equitazione etc etc- chiamare-vocare.” Per slittamento immaginale metaforico il termine “equivocare” risuona poi in parole quali “equidistanza”, che sempre in epoca medioevale stava a significare una notevole distanza tra un luogo ed un altro, per l’ appunto percorribile solamente a cavallo.

Se ad esempio all`epoca si fosse chiesto a qualcuno quanto distava Parigi da Milano, indubbiamente questi avrebbe risposto ” Signor mio di un bel viaggio si tratta, `ché certamente Parigi da qui gli è ben equidistante!”.

In epoca moderna il termine dotto “equivocare”, anche in seguito all`invenzione di mezzi di comunicazione di massa meccanici quali la bicicletta col motore a scoppio, il carroarmato oppure l’auto a 4 porte, assume quindi un nuovo significato.

Oggi di’ dicesi equivocare il “confondersi riguardo all’aspetto o al significato di qualcosa” (Devoto-Oli), come ad esempio quando dopo una settimana che si sta con una tipa che inizialmente ci pareva uno schianto, ci s’ accorge invece che in realtà è una cotica spaziale. Innumerevoli poi son gli equivoci letterari, il piu’ delle volte dovuti ad errori ortografici, quali ad es la trascrizione inesatta della parabola evangelica del “Figliol Prodigio” ove invece leggiamo “prodigo”, oppure il ben noto racconto platonico tristemente noto con il titolo di “mito della caverna” , laddove l`originale su pergamena recita “mito della taverna”……o tempora o mores, che tempi che more!

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