La mente della Scarsità e della Paura
Bly, R.: “Il Piccolo libro dell’ombra”, Red ed.
Fu lo psicanalista svizzero C.G. Jung a descrivere per primo le figure e gli aspetti dell’Ombra; da allora, l’attenzione per questa immagine del profondo non ha fatto che aumentare nel vasto pubblico e in campi d’interesse più ampi dell’ambito strettamente analitico.
Per Robert Bly l’Ombra è una sorta di sacco che ciascuno porta sulle spalle e in cui ripone tutti gli aspetti della propria personalità che non gli piacciono. Nei capitoli di questo libro Bly delinea gli itinerari che permettono di svuotare questo sacco, di guardarsi dentro e di fare pace con la parte più nascosta di se stessi.Brinton Perera, S.: “ Il capro espiatorio”, Red ed., Como.
Come l’emarginazione di pochi maschera le responsabilità collettive
Canetti, E.: “Massa e Potere”, Adelphi
Nel 1922, a Francoforte, lo studente diciassettenne Elias Canetti si trovò ad assistere a una manifestazione contro l’assassinio di Rathenau. Quel giorno egli sentì che la massa esercita un’attrazione enigmatica, qualcosa di paragonabile al fenomeno della gravitazione. Nel 1927, a Vienna, compiva un ulteriore passo: l’esperienza di essere nella massa, partecipando al grande corteo del 15 luglio, quando fu incendiato il Palazzo di Giustizia. La polizia sparò: novanta morti. Nelle sue memorie Canetti scriverà, a proposito della massa: «È un enigma che mi ha perseguitato per tutta la parte migliore della mia vita e, seppure sono arrivato a qualcosa, l’enigma nondimeno è restato tale»
Cencini, Amedeo: “Vivere riconciliati.” Edizioni Dehoniane
L’autore propone una lettura del “limite” e del “peccato” in un’ottica positiva e feconda, che apra la strada a una vera e profonda riconciliazione e quindi all’unità-integrazione della persona a tutti i livelli. Parlando da psicologo e insieme da credente, egli intende mostrare come l’uomo, attraverso la comprensione dei vari livelli di manifestazione del suo male, può giungere ad accettare i propri limiti, ma all’interno di una prospettiva di fede escludendo sia il narcisismo, sia i sensi di colpa che negano la gioia del perdono di Dio. Il libro è scritto in modo volutamente divulgativo, nell’intento di aiutare “l’uomo normale, comune” a “crescere in modo coerente e unitario”.
Conrad, Joseph: “ Linea d’ombra”, Rusconi
Joseph Conrad, scrittore polacco ma naturalizzato inglese, pubblica “ La linea d’ombra” nel 1917.
Se si leggesse la versione originale del libro il titolo suonerebbe così:”La linea d’ombra: una confessione”.
E’ un romanzo che spesso viene citato come metafora della Prima Guerra Mondiale, per il cameratismo di cui parla sopratutto, ma anche per i vari travagli del protagonista.
La trama si basa per la maggior parte sulla maturazione del personaggio principale, che da semplice primo ufficiale riesce a diventare capitano di vascello.
De Souzenelle, Annik: “Giobbe sulla via della luce”
Con gli strumenti che ormai sono familiari anche ai suoi lettori italiani, l’Autrice illumina di una luce radicalmente nuova la vicenda di Giobbe.
La “discesa agli inferi” di questo Giusto, oppresso da Satana con il permesso divino, diventa un autentico cammino iniziatico. L’autrice fa vedere come ognuno dei mali che affliggono il malcapitato, ogni discorso consolatore o moralizzatore dei suoi amici e della sua sposa, ognuna delle lamentazioni e delle rivolte di Giobbe sono alttrettante tappe verso la definitiva morte dell’“uomo vecchio” in lui, che lo innalzano verso la Luce.
Escobar, R. : “Metamorfosi della Paura”, Il Mulino
Come una sorta di città assediata, oggi l’Europa si sente minacciata, a sud e a est, da un’immigrazione che percepisce come una calata dei barbari. Roberto Escobar si è messo alla ricerca delle radici profonde di questa nuova paura. Inscindibile da quanto di misero e di grande è nell’uomo, la paura ne costituisce il fondo buio: la paura che costruisce confini, erige barricate, esplode in violenza contro gli “invasori”. Finita l’appartenenza legata alle ideologie, si va diffondendo un’appartenenza etnica, minima, localistica; riemergono i meccanismi più arcaici e premorali che fondano e regolano il sentimento di identità, dei gruppi come dei singoli…
Gyatso, Tenzin (Dalai Lama): “La saggezza del perdono” Rizzoli,
Quando gli uomini si abbandonano alla rabbia e all’odio, precipitano in una spirale senza fine che distrugge gli individui e le società. Solo il perdono – un perdono non superficiale e formale, ma frutto della “meditazione profonda” – può spezzare quella spirale e diventare fonte di crescita a livello individuale e fondamento di una pace vera: il perdono e la compassione per il dolore e la sofferenza altrui sono indispensabili per creare un circolo virtuoso che possa migliorare l’esistenza dell’umanità.
Groddek, George: “Il libro dell’Es” Bompiani
Jung, C.G.: “Il libro di Giobbe”, Feltrinelli
L’insistenza del pensiero contemporaneo (Kierkegaard, Jung, Bloch, Barth, ma anche scrittori come Joseph Roth e Morselli) sulla figura di Giobbe deriva dal fatto che, attraverso di lui, ci viene presentato quel lato oscuro del divino, che si offre nell’immagine dell’angoscia e del dolore. Giobbe non è soltanto colui che nell’angoscia ha interrogato Dio, ma colui che nell’angoscia ha coinvolto Dio. La problematica che ne deriva investe in ugual misura il credente e il non credente, tutti coloro che, più o meno coscientemente, si trovano ad affrontare il grande quesito sul senso della sofferenza umana. La traduzione di Amos Luzzatto privilegia, per il rigore filologico e per la cura del commento, il diritto che il lettore non specialista ha di accostare questo grande libro.
Monbourquette, J.: “L’arte di perdonare”, Paoline
Perché e per chi vivere? Perché e per chi lavorare? La nostra società, così contrassegnata dalla frammentazione culturale, ha reso più evidente la fatica di trovare un senso alle cose che facciamo e soprattutto un senso al nostro esserci. Il libro di J. Monbourquette, si propone come obiettivo di offrire percorsi di riflessione per chiunque si trovi a vivere momenti di transizione che annunciano un cambiamento nella propria vita. Queste pagine sono il risultato del lavoro di alcuni gruppi di giovani e di adulti che hanno accettato un percorso di conoscenza di sé; uno strumento concreto, quindi, che può aiutare chi desidera un confronto per riconoscere e rielaborare un percorso personale verso la realizzazione di sé.
Schellenbaum, P.: “La ferita dei non amati” , Red edizioni
La “Ferita dei non amati” è il libro che ha fatto conoscere al grande pubblico Peter Schellenbaum, psicanalista junghiano. Attraverso il racconto di innumerevoli casi e le straordinarie intuizioni che ne derivano, Peter Schellenbaum suggerisce come analizzare a fondo e riportare alla superficie le esperienze passate, per potersene liberare e recuperare tutta la capacità di amare ed essere felicemente amati.
Stevenson, Robert Luis: “Il dottor Jekill e mister Hide”, Mondadori
Esplicita metafora della lotta fra il bene e il male, “Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde” è soprattutto un attacco diretto contro la repressiva e puritana letteratura inglese del periodo vittoriano. Il Dr. Jekyll, uomo retto, onesto, generoso, decisamente ‘positivo’ e Mr. Hyde, crudele, vizioso, violento, sono due caratteri universali. L’indagine psicologica di Stevenson si spinge oltre: Jekyll fragile, incerto, drammaticamente lacerato fra impulsi contrastanti è costretto a celare quegli istinti che Hyde soddisfa in modo macroscopico. Nel “Ladro di cadaveri”, l’atmosfera stregata e la tensione macabra vengono affidate a un particolare inquietante: la pioggia scrosciante che fa affiorare un corpo chiuso in un sacco. L’arte straordinaria dell’autore rende anche questo racconto un breve capolavoro.
“Liberaci dalla perfezione. Come superarla in gruppo con la terapia dell’imperfezione”
Autore: Ricardo Peter, casa ed.: Cittadella
Lo schema mentale di chi vuole essere perfetto porta a trascurare la vita nei suoi aspetti gioiosi e a sperimentare un permanente senso di inadeguatezza. Voler essere perfetti fa sperimentare un permanente senso di inadeguatezza. Per la Terapia dell’Imperfezione la ricerca della perfezione (e non solo il perfezionismo) e una nevrosi di fondo”, con genesi, sintomatologia, e disfunzioni specifiche. Sono qui proposte anche alcune tematiche per una strategia terapeutica di gruppo finalizzata ad abbandonare schemi mentali perfezionistici a favore di atteggiamenti piu flessibili e negoziare con le nostre imperfezioni.Kafka, F. : “Lettera al padre” Feltrinelli
Il rapporto conflittuale parentale orienta il giovane Kafka verso un atteggiamento s’ì determinato ma pur sempre di sottomissione ad un potere patriarcale che rappresentava tuttavia il legame ineludibile con l’oggetto dell’infanzia. La struttura forte e attrezzata della sua psiche gli evita l’esperienza dell’abbandono che avrebbe proiettato il ragazzo verso una interpretazione depressiva della sua esistenza.
Kafka, F. : “Il Processo”, Einaudi
Josef K. condannato a morte per una colpa inesistente è vittima del suo tempo. Sostiene interrogatori, cerca avvocati e testimoni soltanto per riuscire a giustificare il suo delitto di “esistere”. Ma come sempre avviene nella prosa di Kafka, la concretezza incisiva delle situazioni produce, su personaggi assolutamente astratti, il dispiegarsi di una tragedia di portata cosmica. E allora tribunale è il mondo stesso, tutto quello che esiste al di fuori di Josef K. è processo: non resta che attendere l’esecuzione di una condanna da altri pronunciata.
Kurtz, Ernest, Ketcham, Katherine. “ La Spiritualità dell’imperfezione”. Lyra
Il volume presenta una raccolta di oltre cento parabole e racconti tratti dalle diverse tradizioni religiose (ebraismo, cristianesimo, islam, buddismo, zen), dalla letteratura popolare e da storie vere di ex alcolisti, “peccatori”, reietti della società che hanno deciso di cambiare vita: esempi di una spiritualità vissuta proprio a partire dal riconoscimento dei propri limiti umani, degli inevitabili errori, della propria desolante imperfezione. La ricerca di spiritualità che emerge da questi racconti non è dunque il desiderio di una realtà superiore o il bisogno di idoli algidi e lontani, ma la capacità di convivere con la propria natura di esseri limitati e fragili.